8. Palazzo BOMBINI

8. Palazzo BOMBINI

LA STORIA
La famiglia Bombini, si stabilì a Cosenza all’inizio dell’XI secolo. Il suo capostipite fu Giuseppe Bombini che condusse la sua famiglia, di origine greca, a Cosenza.
Il palazzo, nel quartiere della Giostra Vecchia. È considerato come uno dei più rappresentativi del centro storico e non deve essere confuso con un altro Palazzo Bombini sito in via Gaeta.
La famiglia Bombini, si stabilì a Cosenza all’inizio dell’XI secolo. Il suo capostipite fu Giuseppe Bombini che condusse la sua famiglia, di origine greca, a Cosenza. Il palazzo, nel quartiere della Giostra Vecchia, è considerato come uno dei più rappresentativi del centro storico.
In base a studi archivistici è emerso, alcuni anni fa, che il palazzo Bombini alla Giostra Vecchia nel 1839 apparteneva alla famiglia Telesio che lo vendette nel 1861 a don Giuseppe Orlandi, quest’ultimo lo diede in dote a sua figlia Virginia, poi sposatasi con Pasquale Bombini. L’edificio si presenta a noi come suddiviso in due nuclei, dei quali, quello più antico è in stato di completo abbandono mentre l’altro, più recente, è attualmente di proprietà della famiglia Vaccaro. L’edificio più degradato, databile al XVI secolo, è in stile aragonese e presenta un imponente portale con stemma, riquadrato da motivi a nastro continui (che si rifanno ad alcuni elementi presenti anche nel portale di palazzo Amone). Nella stessa facciata si inseriscono antiche finestre e balconi sorretti da un mensolone in calcarenite. All’interno è visibile un cortile con cisterna, ingentilito da una pavimentazione realizzata con ciottoli di fiume. L’annesso stabile denominato palazzo Bombini – Vaccaro è invece una costruzione più recente, di quella precedentemente descritta, e si avvale di due cortili uno interno, l’altro esterno. Il cortile esterno è abbellito da una pavimentazione a mosaico e su di esso, affaccia quello che era un caratteristico giardino murato di epoca settecentesca, danneggiato nel 1997, da un improvviso cedimento strutturale. Si accede a palazzo Bombini -Vaccaro passando attraverso un maestoso ingresso con arco in pietra scanalato e bombato, all’interno si può ammirare un androne con volta affrescata e un elegante cortile interno con pavimento a scacchi contenenti simboli massonici (la prova che nel palmo aveva sede un importante loggia massonica).
Palazzo Bombini – Vaccaro nasce come ampliamento del nucleo originario dello stabile e venne abbellito, con ogni probabilità, in occasione del matrimonio fra Virginia Orlandi e Pasquale Bombini, infatti si apprende da antichi documenti, che a seguito di tale matrimonio la fabbrica originaria del palazzo venne ampliata e dotata di cortile esterno, giardino, scuderia e androne.
Nel corso del milleottocento Palazzo Bombini fu un importante punto di riferimento per quanti in città parteggiavano per i Borbone mentre, nel 1910 fu sede del comitato Dante Alighieri di Cosenza.
DESCRIZIONE DEL PALAZZO
Edificio a tre piani, a pianta rettangolare regolare, con copertura a tetto mista. Il prospetto principale affaccia su via Giostra Vecchia e il secondario ricadente all’interno del cortile e chiuso dal giardino. In facciata l’edificio presenta aperture regolari, con finestre sul primo piano e balconi, alla romana sul secondo. Ingresso ampio con volta a botte. Sul cortile interno, chiuso da giardino, si affacciano aperture non in linea, e ai lati, si sviluppano i collegamenti verticali, composti da due corpi scala coperti da voltine a crociera
CURIOSITA’ E FATTI DI COSTUME
l palazzo Bombini della Giostra Vecchia apparteneva già nel 1839 all’antichissima famiglia Telesio che lo vendette nel 1861 a Don Giuseppe Orlandi per darlo in dote a sua figlia Virginia, sposa di Pasquale Bombini, anche lui di nobile ed antica stirpe. L’edificio si presenta in due nuclei, uno più antico, purtroppo molto degradato, ed un altro più recente, attualmente di proprietà della famiglia Vaccaro.
La dimora più antica è databile a metà del 500, in stile aragonese come l’imponente portale coronato dallo stemma della casata. I tufi consumati, i solchi dell’umidità nelle paraste, il legno annerito e vandalizzato fanno ancora trasparire il grande fasto che doveva abbracciare anticamente il palazzo.

